El Conde di Pablo Larraín, Augusto Pinochet diventa il vampiro del Cile

Il dittatore cileno come non lo avete mai visto. E con una madre piuttosto inedita…

Pablo Larraín, regista specializzato in biopic d’autore come Jackie, Neruda e Spencer (qui la nostra recensione), firma una pellicola potente, drammatica e originalissima che ha come protagonista il dittatore cileno Augusto Pinochet, nelle particolari vesti di vampiro. Per il regista cileno di maggior successo, attratto dai grandi personaggi del passato, raccontare il generale che ha tenuto sotto dittatura militare il suo paese d’origine per 17 anni, rappresenta uno snodo di emancipazione fondamentale.

Scena di El Conde

Nonostante il giovane Larraín diresse nel 2010 Post Mortem, ossia una cronaca del golpe cileno del 1973 dal punto di vista di un funzionario dell’obitorio di Santiago, questa volta ha deciso per una formula molto più artistica. La trama infatti si concentra sul prequel della vita precedente di Pinochet, quando nella Francia rivoluzionaria di fine Settecento, si chiamava Claude Pinoche. Era un soldato della corona francese, quando la corona aveva perso la sua testa, ghigliottinata da Robespierre.

E’ proprio dopo l’esecuzione della regina Maria Antonietta che Claude Pinoche si accorse di essere attratto dal sangue, scoprendo di essere un vampiro. Dopo essersi salvato da chi ne aveva scoperto la natura, fece perdere le sue tracce andando a combattere le rivoluzioni di tutto il mondo. La sua immortalità da vampiro gli permetteva di sopravvivere sempre, ma il ruolo di soldato semplice gli andava sempre più stretto. Voleva diventare Re, e reprimere le rivolte nel suo amato sangue. Così giunse in una terra contadina, lontana dagli occhi europei. Cambiò il suo nome in comandante Augusto (come il primo imperatore) Pinochet e sradicò con violenza il legittimo presidente socialista Salvador Allende, bombardando il palazzo del governo. Il golpe era riuscito e finalmente divenne quello che aveva sempre desiderato. Essere Re.

Ma il film in realtà muove dalla sua morte (o presunta tale), e si concentra sul suo girovagare a uccidere e succhiare sangue alle sue vittime. Una specie di versione vampiresca di Jack Lo Squartatore. Fino a quando, stanziatosi in Russia alla veneranda età di 250 anni, inizia un altro film. Storie di esorcismi, bramose eredità, relazioni nascoste, figli e soprattutto un colpo di scena che identifica la denuncia satirica perpetrata da Larraín.

Augusto Pinochet

Dal punto di vista stilistico è un capolavoro di estetica fotografica che gli è valsa la candidatura tecnica all’Oscar. Il bianco e nero porta il film in una dimensione quasi onirica in sintesi con l’abitudine visiva alla figura di Pinochet. Quest’ultimo è presentato come un personaggio austero ma ironico. La caratura satirica della pellicola lo rende molto spesso “vittima” delle circostanze e delle persone che gravitano in torno a lui come avvoltoi. Tutto il messaggio del film si condensa nel finale, grazie ad un fantastico stratagemma narrativo che mostra quanto l’orrore dei regimi possa sempre tornare e, nonostante sia terribile da pensare, si trova potenzialmente sui banchi di scuola.

El Conde è un film di Pablo Larraìn con Jaime Vadell, Gloria Münchmeyer, Alfredo Castro, Paula Luchsinger. Prodotto da Fabula e Distribuito da Netflix. Fotografia di Edward Lachman.

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