Motus rilegge il mito greco proponendo un intenso rito sciamanico portato alla versione 3.0
Teatro e Rito sono concetti intrinsecamente uniti: senza una parte non può esistere l’altra; così è stato dalla notte dei tempi e così sarà, fino alla fine. Of the Nightingale I envy the fate – Dell’usignolo invidio la sorte del collettivo Motus lo ha ricordato, o fatto scoprire per la prima volta, al pubblico savonese giovedì 14 al Teatro Chiabrera con una performance/rituale ibrida, dove le pulsioni primordiali e il dramma antico si uniscono all’utilizzo delle tecnologie e degli ambienti sonori più contemporanei per creare un evento unico per gli spettatori. Questo solo è una costola nata dallo spettacolo Tutto Brucia, rilettura delle Troiane di Euripide, e da cui è stato tratto un altro solo gemello dedicato alla figura di Ecuba interpretato da Silvia Calderoni.
La predisposizione della scena vuole rafforzare la vicinanza e l’intimità con l’azione: un telo è calato dal soffitto fino al palcoscenico e prosegue steso in terra per qualche metro; i limitati posti a sedere sono disposti ai lati di questo altare plastificato su cui non si può salire. Spetta solo a Stefania Tansini, che diventa Cassandra, la mitologica profetessa troiana, poterlo attraversare e calpestare.
Emerge dal buio del proscenio, illuminata prima solo in volto poi interamente dalla luce di un proiettore, ma non parla, cinguetta come un uccello, numerose le piume che ha addosso, che porta sulle ciglia e stringe nelle mani. I suoi movimenti di danza forsennata, sostenuta dalla musica elettronica ritmata ed incalzante, rispecchiano il suo lato istintivo animale che definisce la forza premonitrice che va aldilà della comprensione e si manifesta in suoni inarticolati e movimenti ferini. Animale e umano convivono indissolubilmente, parte della stessa essenza che non può essere scissa.
Le sue visioni si scatenano a contatto con il sangue e anticipano l’ingiusto destino che l’attende. Dai fischi e dai sospiri iniziano a comparire le prime parole e l’emergere lento di un linguaggio “civilizzato” che mostra l’ostinazione contraria di Cassandra, che qui si rifiuta di obbedire, di cedere, di rispondere, di morire. Le luci neon che muove tra le mani tagliano il buio per mostrare cosa si celi nel futuro incombente e che non verrà ascoltato, un mondo oscuro di morte attraverso cui lei è costretta a passare. I movimenti della sua trance divinatoria non si fermano, la comprensione del proprio destino non china il capo con rassegnazione agli eventi ma, al contrario, lo sfida.
Come in ogni rito religioso, la morte porta alla rinascita. Cassandra affronta la sua Catabasi strisciando al di sotto della passerella/altare centrale, per riemergerne cambiata, niente più piume addosso ma un vestito nero. Se ne va dopo aver invocato Ecate ed incitato a portare avanti le danze, mentre dalle casse risuonano le parole de Litania per la sopravvivenza della poetessa ed attivista femminista statunitense Audre Lorde, di cui alcuni versi sono disegnati sulla parte inferiore del telo e ora ben visibili: non era previsto che noi sopravvivessimo.
Il pubblico rimane in un silenzio vibrante e attento; si scioglie in applauso catartico mentre le luci della platea vengono illuminate lentamente come fossero le stelle nel cielo citate nel commiato di Cassandra. I livelli su cui lavora questo spettacolo sono molti e vari; ognuno degli spettatori può aver trovato una propria interpretazione a quanto ha assistito, chi può aver provato una forte scarica emotiva, chi può aver ricevuto uno stimolo intellettivo. Il segno dell’ottima riuscita dello spettacolo è il senso di partecipazione che ha permeato l’ambiente alla fine della rappresentazione e i numerosi interrogativi che ha suscitato nei partecipanti.
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Of the Nightingale I Envy the Fate – Ideazione e regia Daniela Nicolò e Enrico Casagrande – drammaturgia Daniela Nicolò – con Stefania Tansini – Suono dal vivo Enrico Casagrande -Ambienti sonori Demetrio Cecchitelli – Direzione tecnica Theo Longuemare – Brano musicale R.Y.F. (Francesca Morello) – Props in lattice _vvxxii – abito Boboutic Firenze – foto Ilaria Depari – assistente costumista e scenografa Susana Boter – illustrazione Lilsis.art grafica Federico Magli – produzione Francesca Raimondi – organizzazione e logistica Shaila Chenet comunicazione Isabella Cruciani e Ilaria Depari – promozione Marta Lovato – distribuzione internazionale Lisa Gilardino – una produzione Motus con TPE / Festival delle Colline Torinesi – residenze artistiche ospitate da progetto residenze artistiche Lavanderie a vapore Torino, Centro nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni, AMAT Marche -con il supporto di MiC, Regione Emilia-Romagna – Teatro Chiabrera di Savona 14 marzo 2024