L’opera di Niccolini e Marini lascia ancora il pubblico senza fiato
Dall’unione fra teatro e fumetto nasce L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi, un’opera originale, dalla forte drammaturgia, che Francesco Niccolini scrive e cuce su Claudio Casadio, diretto da Giuseppe Marini (intervistato in passato dalla sottoscritta).
Il palco del Teatro Duse di Genova si trasforma nel Manicomio dell’Osservanza di Imola per aprire una finestra su una storia che unisce immaginazione, ricordi, sogni e realtà, fra luci, ombre e fumetti: è la vita di un uomo che da trent’anni vive rinchiuso fra la cella manicomiale e l’universo mentale che si è costruito, che accoglie il pubblico canticchiando Parlami d’amore Mariù.
La scena è composta da oggetti in sé semplici, ma che vanno ad aggiungersi al carico empatico ed emotivo della narrazione: un armadietto, un letto, una scrivania e dei disegni. E su palco c’è solo lui, Claudio Casadio. Un monologo a più voci, così potrebbe essere descritta questa messinscena, grazie alla versatilità e alla capacità empatica di Casadio, che mostra un personaggio dalle diverse sfaccettature (poetico e dolce, irruente e comico) in costante comunicazione con personaggi di cui non è facile comprendere subito la natura, creando una coralità di interlocutori. Difatti, prendono vita alcuni personaggi animati che, grazie al lavoro di Andrea Bruno (uno dei migliori illustratori italiani) e alle animazioni di Imaginarium Creative Studio, che interagiscono con Oreste (Claudio Casadio), andando a creare un dialogo tra l’attore e il suo corpo dell’attore e la proiezione grafica, andando ad assottigliare sempre di più la linea che separa la realtà dall’immaginazione.
Il risultato è la messa a nudo di un’anima semplice, contemporaneamente vittima e carnefice, innocua e pericolosa, un costante ossimoro che mostra tragicità e tenerezza, la prigionia e la libertà.
«I sogni dell’Oreste – scrive l’autore Francesco Niccolini – i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano la scenografia e il teatro in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del “Graphic Novel” rendono realizzabile: un impossibile viaggio tra Imola e la luna».
L’Oreste è una messinscena dal forte valore sociale, che mostra quanto sia necessario porre l’attenzione sul delicato tema della malattia mentale, considerando anche che, per Oreste, «con un po’ più d’amore, sarebbe andata in un altro modo». L’opera mette, infatti, in primo piano quelle esistenze che (in passato) sono state ignorate, dimenticate, soffocate nelle celle degli istituti psichiatrici, zittite a forza da psicofarmaci ed elettroshock, ma il tema è quanto mai attuale.
Lo spettacolo, che ha debuttato nel 2021(noi di Quarta Parete ne avevamo anche già parlato qui) in occasione di Lucca Comics & Games nell’ambito del progetto Graphic Novel Theater, è il perfetto esempio di regia, drammaturgia e arte recitativa che unite portano a un risultato scenicamente perfetto.
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L’ORESTE – QUANDO I MORTI UCCIDONO I VIVI di Francesco Niccolini – con Claudio Casadio – illustrazioni Andrea Bruno – regia Giuseppe Marini – scenografie e animazioni Imaginarium Creative Studio – costumi Helga Williams – musiche originali Paolo Coletta – light design Michele Lavanga – collaborazione alla drammaturgia Claudio Casadio – aiuto regia Gaia Gastaldello – direttore di scena Matteo Hintermann – voci di Cecilia D’amico (sorella), Andrea Paolotti (Ermes), Giuseppe Marini (dottore), Andrea Monno (infermiere) – una co-produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, Società Per Attori in collaborazione con Lucca Comics&Games – Teatro Duse di Genova, 9 aprile 2024