Amleto è mio fratello: il valore terapeutico del teatro

L’assurdo viaggio di quattro ragazzi disabili verso la realizzazione del loro sogno al Festival Sguardi Altrove 2024

Amleto è mio fratello è stato proiettato il 21 marzo alla Cineteca Milano Arlecchino. La commedia di Francesco Giuffrè, tanto divertente quanto commovente, ha scaldato i cuori del pubblico. La storia di quattro ragazzi con disabilità e del loro viaggio verso la realizzazione di un sogno rappresenta un’ottima occasione per riflettere su concetti come inclusione e diversità e sui comportamenti e sulle conseguenze nelle nostre vite quotidiane.

Paolo, Paolone, Andrea e Carlo decidono di scappare a Napoli con il pulmino dell’associazione di cui fanno parte, senza avvertire nessuno. Il motivo della fuga è aver scoperto che al teatro San Ferdinando si terranno delle audizioni Shakespeariane per compagnie teatrali. I quattro sono conviti che questa sia la loro grande occasione. Porteranno l’Amleto, perché come dice sempre Paolo: ”è un po’ matto, proprio come noi”.

Il concetto di pazzia, come viene sottolineato soprattutto sul finale da Vincenzo Salemme, è un qualcosa di molto prezioso. La pazzia è davvero genialità. Si tratta di quella scintilla di pazzia che porta a realizzare anche quei sogni che sembravano impossibili. Serve questo valore per riuscirci. E il teatro spesso, come in questo caso, rappresenta non soltanto un mezzo, ma proprio una forma di terapia preziosa.

Partire senza preavviso preoccupa moltissimo i loro cari, soprattutto per la necessità dei quattro di prendere regolarmente le loro pastiglie. A seguire l’indagine c’è la commissaria Claudia Grani (Claudia Gerini) che, con grande affetto nella ricerca, rappresenta quasi il mezzo di narrazione di questa assurda storia.

Si parla di storia assurda perché il viaggio che i quattro amici intraprendono sarà tutt’altro che semplice. Partendo proprio dal fatto che non sanno la direzione perché hanno lasciato i telefoni per non essere rintracciati, al primo autogrill in cui si fermano per comprare molto più del necessario, vedranno il loro pulmino andar via senza di loro. Con il mezzo di trasporto rubato, i protagonisti affrontano una serie di avventure che li porteranno a conoscere tante bellissime persone e a riflettere molto sul senso della vita.

Paolone non ha mai visto la neve. E gli piacerebbe tanto. Così tanto che ogni occasione è buona per vestirsi da montagna e illudersi di star andando a vederla. Ma quando gli chiedono perché ci tenga tanto lui risponde: ”Perché è fatta da miliardi di fiocchi diversi tra loro che però, quando toccano terra, diventano tutti uguali.” Un ottima metafora di come dovremmo concepire noi esseri umani. Tutti diversi l’uno dall’altro, con peculiarità, pregi e difetti, ma in fondo fatti tutti della stessa pasta.

Nella sezione fuori concorso Inclusion&Diversity del SAFF si dà spazio al racconto di storie con lo scopo di avvicinare il pubblico al concetto di diversità che condiziona la nostra realtà e il rapporto con l’altro. Per questa ragione il fatto che con questi quattro personaggi, la cui narrazione della disabilità non viene mai ostentata né caricata, soprattutto di pregiudizi insiti, si riesca ad entrare subito in empatia è un valore non da sottovalutare. Valore che il cinema riesce perfettamente a creare, in quanto mezzo più che efficace per parlare di tematiche sociali unendo ”la massa”.

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Amleto è mio fratello è un inno alla ricerca della libertà. Libertà dagli stereotipi, dal controllo e da quel concetto di norma che imprigiona la nostra realtà. Nonostante qualche nota più debole sulla qualità generale, il film è efficace nel decostruire passo passo la disabilità attraverso l’umanità, la bontà e le passioni. Un film che tra le tante risate si conclude scaldando il cuore di tutte le persone.

Amleto è mio fratello – regia di Francesco Giuffrè – con Ilaria, Loriga, Claudia Gerini, Paolo Vaselli, Andrea De Dominicis, Margherita Buy, Nino Frassica, Francesco Paolantoni,  Carlo di Bartolomeo, Elisabetta Perrotto.

Musica
Patrizia Boi

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